Foto di gruppo

Mi piace sempre ragionare sul concetto di comunità. Tanto più se consideriamo che oggi, una libreria, non può presentarsi come un semplice negozio di libri, come avveniva in passato.
Proprio oggi, che l’acquisto tende sempre più a diventare una procedura e si spersonalizza, le piccole botteghe e le librerie indipendenti esistono per ricordare alla gente l’importanza dei luoghi.
I luoghi fisici dell’incontro e del confronto, quelli nei quali si cresce e si condivide.
Questo è una libreria indipendente oggi. Prima di ogni altra cosa è un luogo che per esistere e resistere ha bisogno di una sua comunità.
Uso spesso lo slogan “La libreria è anche tua” e lo faccio essendo del tutto consapevole del significato di queste parole.
Mi piace vedere le persone che si sentono a casa quando sono da noi. Mi piace quando un cliente entra solo per un saluto o per scambiare due chiacchiere, perché significa che ha compreso fino in fondo il significato di questo luogo.
Nel contempo bisogna essere consapevoli che sentire un luogo come proprio debba coincidere col prendersene cura.
Qualche volta mi è capitato di lamentarmi per la cattiva educazione di qualcuno , che lascia magari i bambini liberi di causare danni ai libri o al locale e mi sono sentita rispondere che passando il messaggio che questo luogo è di tutti me lo devo aspettare e non posso lamentarmi.
Bé, a mio avviso è esattamente il contrario e accettare l’appartenenza comporta invece un’assunzione di responsabilità.
Insomma, un patto di reciproca cura e scambio è ciò che sta dietro un progetto come Unicorni di carta, dove gli obiettivi vengono raggiunti tutti insieme e sono di tutti.
Sono di tutti perché una libreria indipendente vivacizza la vita del quartiere; porta in città iniziative culturali; accoglie e consiglia e si adopera ogni giorno per la diffusione delle buone pratiche legate all’universo della lettura.
Senza indugio, per il terzo anno consecutivo, vi dico che io ci sono.
Se ci siete anche voi sorridete, che scattiamo una bella FOTO DI GRUPPO.