Chi sono i nemici delle librerie?
Ultimamente è impossibile non imbattersi in notizie di librerie che chiudono.
I dati sono a dir poco allarmanti. Da nord a sud sono migliaia le librerie che abbassano definitivamente la saracinesca, senza distinzione tra librerie di catena o indipendenti, generaliste o specializzate, storiche o di nascita recente.
E’ un dato di fatto che la libreria stia attraversando una crisi profonda.
C’è chi controbatte facendo notare che, accanto alle tante che chiudono, ce ne sono anche moltissime che aprono. E anche questo è vero. Peccato che, a mio avviso, questo dato non sia rilevante dal momento che il solo fatto che delle librerie inaugurino non può essere considerato un segnale incoraggiante. Dovremmo indagare l’indice di vita media di una libreria. Questo sarebbe un dato interessante. Perché se può essere relativamente semplice aprire, restare su un mercato che cambia costantemente è invece la vera sfida.
Sì, il mercato del libro cambia di continuo e rapidamente, ragion per cui per resistere un libraio deve stare al passo. Mi spiego meglio.
Se fossimo negli anni ’80 un libraio per ragazzi potrebbe aspirare ad avere, tra le mura della propria libreria, la quasi totalità della produzione editoriale. Potrebbe rispondere alle richieste di qualsiasi tipo di clientela e semplicemente vendere tutto ciò che l’editoria produce, o quasi.
Un libraio 2.0 invece deve destreggiarsi tra una produzione editoriale specializzata in continuo aumento. Si stampano sempre più libri (soprattutto per ragazzi). Nascono continuamente nuove case editrici e sono sempre di più quelle che puntano sul settore ragazzi.
Ragion per cui un libraio deve fare delle scelte. Non può avere tutto e allora deve decidere cosa tenere e cosa no. E già questo è un lavoro costante e logorante, di aggiornamento e selezione. Questo lavoro, che nessuno vede ma che è invece il fulcro sul quale una libreria si regge, determina l’identità della libreria.
Una bella cosa.
Ogni libreria è diversa dalle altre perché ogni libraio è diverso dagli altri.
Però ecco che si genera quell’altra parolina tanto attuale che è : nicchia.
Quale vuoi che sia la tua nicchia, caro libraio?
Essì, perché se non puoi avere tutto allora non sei per tutti, è ovvio. A chi si rivolge la tua selezione? A chi interessa la tua identità?
E se pensiamo che in Italia quella dei lettori è già una nicchia, stiamo dunque parlando di una nicchia nella nicchia.
Ma forse fin qui non sto dicendo nulla di interessante.
Parliamo di quello che è il principale oggetto di discussione e additato come il principale responsabile della scomparsa delle librerie fisiche: l’e-commerce.
Dopo la laurea ho frequentato un master sul mondo del web ed erano gli anni nei quali l’e-commerce faceva la sua debole comparsa, ma eravamo tutti certi che non potesse decollare davvero. Era un’integrazione al negozio fisico, che rimaneva sempre e comunque il perno dell’economia.
E invece…
E invece i negozi fisici chiudono per colpa di un mostro chiamato Amazon, ma che a me piace chiamare col suo nome: MONOPOLIO.
Amazon non è solo un e-commerce. Amazon è la più grande azienda monopolista della storia. Siccome se non sei su Amazon non esisti, le aziende pur di starci accettano qualsiasi condizione.
Incredibile , no? E’ il rivenditore che detta le condizioni al produttore e non più il contrario.
Ovviamente il mercato del libro non è estraneo a questa dinamica ed è anzi uno dei più colpiti.
E così succede che il libraio, specie se indipendente, con i suoi ridicoli margini di guadagno, non possa fare sconti sui libri. Mentre Amazon ha uno sconto fisso del 15%.
Ma non è tutto.
Sapevi che anche la maggior parte delle case editrici vende i propri libri on line con uno sconto fisso del 15%? Perché? Non sarebbe più ovvio imporre un prezzo di copertina inferiore del 15% già in origine? Almeno si giocherebbe ad armi pari.
Invece, ahimè, la filiera del libro è la filiera più sporca che possa esistere. In teoria dovrebbe esserci l’autore che vende il libro all’editore che vende al libraio che vende all’utente finale. In realtà tutti vendono a chi vogliono alle condizioni che vogliono. Condizioni che tutti possono scegliere tranne il libraio, che con i suoi margini già piccolissimi non può fare sconti.
Ecco perché sarebbe così importante la legge sullo sconto che lo fissasse ad un massimo del 5%. Per una battaglia ad armi pari.
Ma non è solo questo il problema. O meglio, non sono solo questi.
Un altro problema grandissimo riguarda la percezione che la società ha della figura del libraio: una sorta di missionario, con la vocazione alla diffusione della lettura.
Immagine romantica e poetica, ma che poco ha a che fare con la realtà.
Un libraio è un commerciante. Brutta parola? Però è quella giusta. Lavora, paga le tasse e guadagna. Anzi dovrebbe guadagnare. Peccato ci si indigni facilmente al pensiero che un libraio voglia guadagnare. E qui sta il problema più grosso. Costantemente nella vita di un libraio c’è qualcuno che chiede prestazioni ma non vuole pagare. Scuole che chiedono incontri e laboratori ma non hanno soldi. Utenti finali che partecipano alle iniziative me poi dimenticano a casa i soldi per pagare il contributo richiesto. E potrei continuare a lungo.
Chiudo questo tentativo di analisi anche citando chi vede un nemico in una libreria, chi la frequenta solo perché spera di trarne dei vantaggi e chi è amico un po’ sì e un po’ no.
La verità, l’unica verità che sento di possedere, è che una libreria è un luogo di tutti, aperto a tutti, che non dovrebbe avere né nemici e né rivali, perché non ce n’è motivo.
Invece una libreria ha molti nemici, molte persone che sperano non ce la faccia, perché… In realtà non so dire perché. Devo ancora capirlo.
Una libreria è un luogo che andrebbe sostenuto per il solo fatto di essere lì, a disposizione della sua comunità, in qualsiasi momento e per tutti.
Parlo di perché le librerie hanno bisogno di me, di te e di tutti per farcela. Per non abbassare la saracinesca. Hanno bisogno che ti ricordi di loro non solamente quando hai voglia di una tisana calda o di fare due chiacchiere, ma sempre.
E questo non vuol dire, ovviamente, comprare ogni giorno nella tua libreria di fiducia. Significa però ricordarla ogni giorno. Consigliarla ad un amico, pubblicizzarla e, cosa che più mi sta a cuore, rispettarla.
Volerle bene, come a qualcuno che vuoi che resti perché la tua libreria c’è sempre quando hai bisogno di lei. E tu, invece, dove sei tu?